I dati sono il nuovo petrolio. Quello che diceva Clive Humby, data scientist e matematico inglese, nell'ormai lontano 2006, è già realtà e intanto la logistica delle reti sta cambiando rapidamente. Una rivoluzione che racconta Giuseppe Sini, head of international business unit di Retelit, gruppo attivo nel settore delle telecomunicazioni, della fibra ottica e dei data center. Il gruppo ha chiuso il 2020 con un utile netto di 15 milioni di euro in crescita del 38% rispetto a 10,9 milioni registrati nel 2019, e con ricavi e proventi operativi a 165,2 milioni di euro rispetto a 83,0 milioni del 2019. La nuova geografia della rete è stato il tema centrale alla Genova Smart Week, la manifestazione dedicata alle città intelligenti promossa dal Comune di Genova e dall’Associazione Genova Smart City che si è chiusa il 4 dicembre.
Quali sono gli scenari che si stanno costituendo nel nostro Paese per quanto riguarda le infrastrutture strategiche per la rete internet?
«Nel Mediterraneo, negli ultimi 20 anni c'è stato un progressivo spostamento dell'approdo dei cavi dall'Italia, che era il punto centrale, alla Francia e nello specifico dalla Sicilia a Marsiglia. Questa città è oggi uno dei più importanti approdi di cavi sottomarini di telecomunicazioni del Mediterraneo e ospita numerosi data center europei, hub per lo scambio dati internet fra operatori e-content provider. La sua strategicità è data dall’ecosistema che si è creato nel corso degli ultimi anni con un grande numero di cavi sottomarini che atterrano e che consentono di collegare l’Europa verso le zone in cui si sta assistendo ad un vero e proprio boom dei contenuti digitali. L'approdo dei cavi, quindi, fa si che si formi un ecosistema proprio come avviene con il traffico di merci. Marsiglia ha preso il sopravvento proprio perché si è sviluppato questo ecosistema forte direttamente in città, mentre in Italia c'era un passaggio ulteriore tra la Sicilia e Milano. Ora le cose stanno cambiando e si sta riaprendo una alternativa italiana su Genova, che è molto più vicina a Milano. Le città in cui arrivano i cavi sottomarini diventano poi punti di attrazione per l’investimento di tante altre infrastrutture di rete, data center neutrali che ospitano gli internet exchange, internet providers, cloud provider».
Voi cosa state facendo in questo contesto?
«Il nostro obiettivo è riportare il traffico nel Mediterraneo, dopo il successo di Marsiglia. Innanzitutto Retelit ha già investito molto nel sud Italia prima con la Landing Station di proprietà a Bari per l’atterraggio del cavo sottomarino del consorzio AAE-1 di cui Retelit è il membro Italiano e poi con il collegamento ad altissima capacità e bassa latenza tra la Landing Station e i Data Center Europei e verso la Sicilia, connettendo il Sicily Hub e il Data Center Open Hub Med di Carini di cui Retelit è anche in questo caso membro del consorzio. Retelit oggi è in grado di offrire servizi di trasporto tra le regioni del Sud Italia e verso l’Europa, grazie alla possibilità di realizzare multiple opzioni di connettività sottomarine e di restoration terrestri da Bari e Palermo verso Marsiglia. Ora guardiamo alla Liguria. Il nostro progetto Liguria Landing Platform, su cui stiamo puntando tantissimo, si occupa di infrastrutture critiche che riguardano flussi di dati di importanza fondamentale e di grande valore. Quindi oltre a un'importanza economica, è anche strategico in chiave di posizionamento geopolitico».
Cosa servirà per rendere la Liguria attrattiva?
«Genova oggi ha l'occasione, oltre all'arrivo dei cavi, di diventare un punto di interesse alternativo a Marsiglia dove, se succedesse qualcosa, metà del traffico dati europeo resterebbe bloccato. Per questo è l'occasione giusta, c'è estrema necessità di trovare alternative. Sarà importante un investimento infrastrutturale per l’approdo a Genova, rendendo la possibilità di ospitare un cavo sottomarino e garantendo la sua protezione da eventuali attacchi».

Quanto il Pnrr può aiutare i vostri investimenti?

«I governi, nel rendersi conto di avere necessità di riprendere il controllo dei dati, che al momento sono controllati da operatori privati, hanno deciso di sfruttare i fondi a disposizione proprio per costruire un cloud europeo che credo sia fondamentale, anche se tardivo. La transizione digitale è alla base di tutto. I presupposti ci sono e anche l'entità degli investimenti è buona. Se i soldi verranno usati al meglio, senza disperderli in mille progetti di piccola entità, credo possano essere sufficienti».
Come si possono fronteggiare i rischi di sabotaggi e cybercrime?
«Sulla sicurezza c'è molta attenzione, anche a livello sottomarino. C'è una proposta di legge per tornare a pattugliare i cavi che sono un'infrastruttura strategica. Il monitoraggio dei fondali e della costa e sistemi di controllo delle interferenze sui cavi possono assicurare che la parte sott'acqua sia sicura da intromissioni. I governi insieme agli operatori del settore devono assicurare che le infrastrutture critiche quali Cable Landing Station e i punti di approdo dei cavi vengano messi al sicuro e monitorati. Non da ultimo è importante un efficace controllo sui fornitori di tecnologie per la trasmissione e la rigenerazione del segnale».

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