Il nostro evento

Di cosa si è parlato a Wired Health 2022

35 ospiti si sono alternati sul palco di Base Milano per l'evento organizzato da Wired insieme a Humanitas per capire come la tecnologia e l'innovazione stanno cambiando la sanità nel mondo
Il direttore di Wired Federico Ferrazza apre Wired Health 2022
Il direttore di Wired Federico Ferrazza apre Wired Health 2022Franco Russo

Costruire il futuro della medicina insieme: medici e ingegneri, grandi e giovani imprese, pubblico e privato. Tutti gli attori della sanità devono remare nella stessa direzione: i due anni di pandemia trascorsi hanno mostrato le difficoltà di un sistema che deve essere ora più inclusivo, efficiente ed efficace, trovando nella collaborazione la forza motrice capace di smuovere i vecchi paradigmi. È stata questa la quinta edizione di Wired Health 2022, l’evento di Wired dedicato alla salute digitale organizzato insieme a Humanitas. “La pandemia ci ha insegnato che le grandi sfide si vincono con un lavoro di squadra”, ha sottolineato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. “La sinergia messa in campo ci ha permesso di gestire la pandemia, ora deve aiutarci a disegnare un sistema sanitario nazionale che sia più vicino ai cittadini”.

Nel corso della giornata di lavori a Base Milano si sono alternati sul palco 35 ospiti, italiani e internazionali. Tema centrale: come la tecnologia può aiutare l’uomo a costruire una sanità migliore. Sullo sfondo il Piano nazionale di ripresa e resilienza che porterà in Italia almeno 18,4 miliardi da investire in sanità, circa tre in più rispetto al previsto secondo un’analisi di fondazione Gimbe presentata in mattinata dal presidente  della fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. “Il Pnrr - ha ricordato Andrea Celli, ad di Philips Italia, Grecia e Israele - ha per la sanità un piano ambizioso. Si pone l'obiettivo di ridisegnare il nostro sistema sanitario nazionale, anche per quanto riguarda le infrastrutture e i punti di accesso. Il rischio è di essere pronti a bandire delle gare per rispettare i tempi di realizzazione. Adesso c’è anche un rischio inflazionistico: il Pnrr nel suo complesso valeva 200 miliardi un anno fa, oggi qualcosa in meno”.

Se la tecnologia è la chiave per costruire il futuro della medicina, farlo con le piattaforme open source può aiutare a garantire che si possano ridurre le diseguaglianze. “Quando parliamo di intelligenza artificiale in ambito sanitario dobbiamo impegnarci per creare un sistema che sia inclusivo, senza le ineguaglianze che vediamo adesso, ha messo in guardia Bart De Witte, fondatore della Hippo AI Foundation, non profit con sede a Berlino che mira a rendere l'intelligenza artificiale in medicina un bene della comunità. Del resto, ha evidenziato, Rolf Apweiler, direttore dell’European Molecular Biology Laboratory, “l’accesso aperto alla struttura macromolecolare e al sequenziamento dei dati è stata la chiave per le previsione dei recenti progressi”.

Oggi, ha spiegato Maria Raad, vp customer and digital strategy - commercial excellence di Janssen Emea, “le tecnologie possono aiutare a connettere i pazienti con l’healthcare system in real time per poter garantire delle risposte più accurate, senza soluzione di continuità e nel più breve tempo possibile”. E Federico Protto, amministratore delegato di Retelit, ha evidenziato che “negli ultimi anni si è consolidata l'adozione da parte dei pazienti di strumenti digitali: le tecnologie c'erano anche prima, ma non venivano adottate; ora restano nodi normativi e di compliance che non sono stati ancora completamente risolti”. Anche con la contaminazione di altri settori scientifici, come ha spiegato Ian Postuma in una affascinante presentazione sul ruolo dei neutroni per la cura del cancro.

Dati per sviluppare modelli predittivi

Elemento centrale per ottenere risultati è la potenza del dato che permette di sviluppare anche sistemi predittivi in grado di rivoluzionare sul serio il mondo della medicina. Noemi Porrello, real world evidence lead di Roche, ha detto che il dato è l'elemento per produrre le evidenze necessarie per portare innovazione nel sistema; l'elemento abilitante di un nuovo modo di gestire la medicina” e che permette di “affiancare la ricerca clinica tradizionale a tutte le informazioni che riguardano la persona nelle sue dimensioni”. Presto, ha aggiunto Nicoletta Luppi, presidente e ad di Msd Italia, “sarà importante creare un ecosistema integrato basato sui dati, metterli in connessione tra loro per poter accettare la sfida di un percorso integrato della gestione della salute del singolo e della collettività”.

Una necessità evidente in Italia come ha denunciato nel panel di chiusura Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica del Sacro Cuore e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, in tutti questi lunghi mesi di pandemia da Covdi-19: “Serve operare sull’interoperabilità dei database”, ha aggiunto.

In Italia, ha spiegato Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, “abbiamo un modello organizzativo per cui l'organizzazione è a capo delle regioni e questo è un valore. Quello che deve fare lo stato e le agenzie regolatorie è determinare delle regole per sviluppare i propri sistemi sanitari e informativi all'interno di regole che permettano la loro interconnessione”.

I dati, come dimostra l’esperienza della piattaforma Miodottore guidata da Luca Puccioni, permettono di rimettere “al centro del paziente: i medici - ha raccontato - non utilizzavano nessun supporto tecnologico per tenere traccia e processare la storia clinica del paziente. Ora la pandemia ha accelerato questo processo inevitabile”. Dal punto di vista dello scienziato, ha aggiunto Ennio Tasciotti, direttore Human Longevity Program del San Raffaele di Roma, grazie alla collaborazione con i dati si “potrà osservare una serie di dati oggettivi raccolti ad esempio da tecnologie indossabili o altri esami diagnostici digitali per accedere direttamente a queste informazioni” che potranno indirizzare al meglio “la scelta terapeutica del medico” per curare “meglio grazie ai dati” i propri pazienti.

Sfruttare il Pnrr per una buona telemedicina

Così come la telemedicina, entrata a far parte del linguaggio comune: “Il paziente - ha aggiunto Matteo Moscatelli, country head Vree Health di MSD salute - non deve trovare un limite nella tecnologia, ma capirne il beneficio. Bisogna riuscire ad avere informazioni, ma serve sfruttarle con il loro consenso per costruirne del valore”. Il bisogno di domiciliarità, ha aggiunto Mattia Perroni, founder di Medicillo, “esiste da secoli ma fare un esame medico a domicilio è complicatissimo quando invece dovrebbe essere semplice". Anche perché, come ha notato Sumita Singha, director di Ecologic Architects, "l'assistenza sanitaria domiciliare è efficace per affrontare condizioni complesse di edifici che rimangono sempre gli stessi e che non possono cambiare rapidamente".

Nel tempo ha spiegato Davide Tavaniello, ad e co-fondatore di Hippocrates Holding, è stata un po’ la farmacia ad accorciare le distanza con il medico: "Ancora oggi la farmacia svolge un servizio pubblico il rapporto tra il farmacista e il paziente ha sostituito per le patologie più lievi le relazioni tra paziente e medico di medicina generale". Ma se si vuole scommettere sulla tecnica, come ha detto Giorgio Casati dg di Asl Roma 2, bisogna approfittare del Pnrr “per fare una buona telemedicina” e copiare quello che hanno già fatto gli altri: "La telemedicina - ha suggerito Ilan Misano, Medtech dell'Italian technion association - è in utilizzo da una decina di anni: possiamo scegliere cosa funziona nelle altre parti del mondo e portarlo in Italia". Esempio di digitalizzazione è Mediately.co, una piattaforma al servizio dei medici che permette di ottenere informazioni immediate e sicure sulle medicine: “Noi - ha spiegato Balz Triglav ceo della società - aiutiamo i medici a trattare meglio i pazienti, a fare diagnosi più veloci e a imparare di più”.

Nuovi studi per medici e imprese del futuro

Per Marco Francone, responsabile del servizio Imaging cardiovascolare di Humanitas, “la chiave della medicina moderna è la multidisciplinarietà, non solo tra medici ma anche con ingegneri e fisici. La tecnologia - ha detto - è fondamentale in medicina e cardiologia ma richiede un filtro iniziale che è clinico”. La direzione del futuro, ha spiegato, è “la creazione di corsi molto dedicati per figure professionali con una effettiva laurea in medicina con delle competenze ingegneristiche super specialistiche”. Un percorso intrapreso proprio da Humanitas che con il Politecnico di Milano ha attivato un corso di laurea in Medtech. Simona Lodato, capo del laboratorio di Neurosviluppo di Humanitas, ha ricordato che nel corso di Medtech “quello che ci proponiamo di fare è creare un mindset diverso, un tipo di approccio transdisciplinare per stravolgere e reintegrare le varie discipline. Non solo somma di diversi topic, ma proprio una nuova disciplina”.

Studi e strade che aprono nuove opzioni per il futuro soprattutto per le startup. “C'è molta più cultura nel fare ricerca e sviluppo in ambito startup e ci sono più opportunità di prima", ha detto Paolo Fundarò, Ad di Genextra. E del resto, come ha evidenziato Alessio Beverina, co-founder del venture capital Panekes Partners, "negli ultimi 6 anni abbiamo avuto circa cinquemila opportunità di investimento di cui un buon 20% dall'Italia". Del resto in Europa, ha aggiunto Raffaele Tordjman, founder e ceo di Jeito capital in un panel con il campione del biotech made in Italy Pierluigi Paracchi, co-fondatore di Genenta Science quotata sul Nasdaq, “si investe sempre di più e interessa molto agli investitori americani, soprattutto nel biotech: in 10 anni sono aumentati di 8 volte i loro investimenti". 

Insomma, ha aggiunto Stefano Massaro, ceo di Cerba Healthcare Italia, “ci sono enormi praterie di sviluppo dove i ragazzi devono puntare: sono loro che devono decidere cosa si farà domani. Il paziente è il beneficiario e la base di tutto ciò che noi facciamo perché è colui che offre i dati su cui si sviluppa il futuro e la medicina predittiva e la personalizzazione della medicina”. Una mano arriverà anche dal pubblico: Enea Tech e Biomedical, la fondazione gestita dal ministero dello Sviluppo economico con una dote di 750 milioni di euro, è pronta a sostenere “startup e pmi che siano sostenibili e foriere di sviluppo, serve innovazione che soddisfi un bisogno”, ha chiarito il dg Marco Baccanti.

In questo momento ha notato Giovanni Valbusa, AI R&D Manager di Bracco Imaging, “gli investimenti sono veramente tanti nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Ma nell'imaging si poteva fare di più”. Secondo il manager a mancare sono stati i grandi player e tra i motivi c’è la ferrea regolamentazione del biomedicale: “Un ambiente estremamente regolato: non si può pensare di fare una applicazione e il giorno dopo metterla in ospedale, ci sono processi regolatori complessi e costosi. Questo frena un po' l'ingresso dell'Ai in ospedale”. Per Eugenio Santoro, responsabile del laboratorio di Informatica Medica del Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, la vera sfida affascinante è quindi proprio fare ricerca clinica per validare degli strumenti digitali: per riuscire a distinguere una applicazione che raccoglie dati come strumento di tipo medico è necessario sottoporlo a studi clinici che misurino sicurezza ed efficacia. E non si può che misurarla con la metodologia utilizzata per misurare l'efficacia dei trattamenti farmacologici”.

Quale futuro per le malattie rare

Focus anche sulle malattie rare. “Nel momento in cui mi sono ritrovato a essere un paziente affetto da un tumore raro (5 casi ogni milione di persone) sono stata catapultato in un mondo di cui ignoravo l'esistenza”, ha raccontato Dario Bressanini, chimico, docente universitario e divulgatore scientifico. 

Una malattia rara ha evidenziato Francesco Macchia, co-fondatore e ad di RareLab, “si definisce in base alla sua prevalenza: 5 casi su 10mila è la soglia. Attualmente ce ne sono circa 7-8mila”. Anche per questo si è sentita negli anni la necessità di una legge in grado di tutelare le persone colpite da una malattia rara. Testo che però non arriva: Questa è la terza legislatura in cui presento un disegno di legge sulle malattie rare - ha detto la senatrice di Forza Italia-Udc Paola Binetti - Ogni volta abbiamo cercato di costruire un consenso e interesse attorno alle patologie”.

La scienza lavora per rendere meno invalidanti anche le malattie più complesse come l’epilessia. Fabrizio Caranci, executive director di Angelini Pharma, ha rivelato che la patologie colpisce “50 milioni di persone al mondo, in Italia sono 500mila e 30mila ogni anno. E la tecnologia può aiutare molto: gli smartwatch permettono di monitorare i pazienti in tempo reale e segnalare i marcatori dell'attacco epilettico. Avere un diario del paziente puntuale che cerca di dare una connotazione oggettiva della crisi può aiutare a identificare i migliori trattamenti e velocizzare la gestione della patologia. E poi sfruttare algoritmi di machine learning aiuteranno a predire” il manifestarsi della malattia.