Coronavirus: le reti hanno retto?
La recente emergenza sanitaria ha impresso una significativa accelerazione dei percorsi di digital transformation del Paese in molti ambiti ed evidenziato il ruolo che tecnologie e sistemi informativi possono giocare nella gestione di una pandemia. Un’accelerazione che segna un’eredità importante dalla quale ripartire. Ne abbiamo parlato il 4 giugno nel corso di Wired Health, l’evento dedicato alle tecnologie per la salute, primo appuntamento del Wired Next Fest.
Gli ultimi mesi hanno messo a dura prova le infrastrutture ICT italiane, la rete ha retto l'impatto di questa digitalizzazione forzata? Cosa manca al sistema Paese per essere del tutto pronto a reggere il traffico dati?
Queste sono state alcune delle domande a cui abbiamo cercato di rispondere nel corso dell’evento.
Il coronavirus, in effetti, è stato una vera e propria cesura, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche delle abitudini: sul digitale si sono trasferite parti impensabili della nostra vita, come la scuola, e molte abitudini, dalla ginnastica alla lettura. L’obbligo di restare a casa non poteva che avere delle grandi implicazioni sulle abitudini di consumo digitale degli utenti, tra le conseguenze l’incremento delle connessioni Internet.
Dal decreto dell’8 marzo si è riscontrato un incremento del traffico del 25%: «siamo costantemente sopra il terabit al secondo, vuol dire che ci stiamo scambiando mille miliardi di bit al secondo, che corrisponde a un’enorme quantità di informazioni, è il nostro record storico», ha spiegato Valeria Rossi, direttore generale del Milano Internet Exchange, il centro di interconnessione dati da cui passa il 20% del traffico in Italia
Oltre all’enorme aumento del traffico sul web (corrispondente al 70%) e di consumo di TV (63%), sarebbe aumentato anche del 61% l’utilizzo dei social media, con WhatsApp a guidare le applicazioni che riscontrano maggiori incrementi nell’utilizzo (40%). C’è stato poi un aumento significativo del consumo di videogiochi on-line (Akamai ha registrato un aumento del traffico Internet globale pari al 30% nel solo mese di marzo) e di tutte le piattaforme per lo streaming video, da Netflix (in tre mesi 15,77 milioni di utenti hanno scelto di abbonarsi alla piattaforma a causa dei lockdown, un vero e proprio record storico per la società, che aveva stimato una crescita di soli 7 milioni) a PornHub, il sito per adulti, che il giorno 11 marzo (data di inizio ufficiale) in Italia ha registrato un picco di traffico pari al +13.8%.
Durante il lockdown sono triplicati anche i dati relativi all’ecommerce: dall’inizio del 2020 a oggi sono 2 milioni i nuovi consumatori online in Italia, di cui 1,3 milioni sono arrivati alle piattaforme di acquisto digitale proprio durante l’emergenza sanitaria del Covid-19. In tutto, nel nostro Paese, coloro che comprano online, sono ad oggi 29 milioni, mentre fino a febbraio 2020 erano 27.
L’emergenza sanitaria ci ha messo di fronte all’importanza delle infrastrutture ICT, in momento in cui lo smart working non è stata più una scelta ma una necessità. Senza la rete, in molti casi, non avremmo potuto lavorare.
Prima del coronavirus, lo smart working coinvolgeva 570mila lavoratori, con un incremento del 20% tra il 2018 e il 2019. Dopo il primo decreto del 23 febbraio per contrastare l'epidemia di Coronavirus, il numero dei lavoratori agili in Italia ha superato il milione.
L’intenso e improvviso ricorso allo smart working si è tradotto anche in una crescita esponenziale dell'utilizzo di tutti i sistemi di video conferenza e collaboration: pensiamo che ad aprile 2020 i minuti trascorsi in chiamata degli utenti su Microsoft Teams sono stati pari a più di 5.100 anni, a marzo 2020 erano “solo” 900 milioni, in meno di un mese l’utilizzo è pressoché triplicato. Attualmente ci sono 44 milioni di utenti attivi, il che porta a una media di poco più di 60 minuti al giorno per ogni utente registrato. In Italia il tasso di crescita è del 775%.
La continuità operativa dei servizi pubblici, sanitari e del mondo produttivo possono essere garantite solo da sistemi informativi con alte prestazioni di velocità e di affidabilità. Nel complesso le nostre reti hanno retto bene, ma per il futuro sarà indispensabile, al fine di evitare interruzioni nella telemedicina, nella teledidattica, nello smartworking e nel monitoraggio del territorio, completare il piano nazionale Banda Ultra Larga per la copertura totale del territorio italiano con una rete in fibra ottica, integrata con reti wireless per le zone rurali.
Tutte le soluzioni avanzate di Intelligenza Artificiale, Big Data, Blockchain, Cloud Computing, sono fondamentali per la gestione del sistema produttivo, sanitario e della PA, ma hanno bisogno di Data Center e sistemi informativi, affidabili, sicuri, efficienti. Dobbiamo investire in questa direzione e incentivare le aziende a investire su quello che, per noi, diventerà sempre più un fattore di competitività fondamentale.