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Rete in fibra, la concorrenza è sempre positiva?

Milano Finanza
22 gennaio 2016Dicono di noi
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Su Milano Finanza l'intervista di Manuel Follis a Federico Protto, AD di Retelit.

La gestione della nuova rete in fibra non dovrebbe riguardare gli operatori verticalmente integrati e la concorrenza tra soggetti nelle aree A e B (quelle non a fallimento di mercato) non è sempre positiva. Secondo Federico Protto, ad di Retelit, società quotata che possiede un'infrastruttura tlc e che sta partecipando ai lavori per la creazione di una ngn capillare, "Il mandato da parte del governo e le risorse individuate sono un ottimo punto di partenza e il contesto sembra favorevole a far partecipare più soggetti, non solo i soliti noti. D. Sarà Enel, come molti pensano a realizzare la nuova rete nelle aree a fallimento di mercato? R. Sembra il soggetto deputato, ma dal punto di vista formale non è ancora chiaro se si procederà per bandi o assegnazione diretta da parte di Infratel quindi non è scontato. D. Servirebbe maggiore chiarezza? R. Per realizzare quanto previsto, ha senso coinvolgere operatori con esperienza nel settore, anzi possibilmente una pluralità di soggetti a seconda di quelle che sono capacità, obiettivi nonché infrastrutture esistenti. Ma credo avrebbe senso rivolgersi solo a soggetti non verticalmente integrati. D. Quindi Telecom, Wind, Vodafone, 3 Italia o Fastweb? R. Al di là delle definizioni, la domanda è: chi gestisce l'infrastruttura può seguire regole che in maniera chiara, trasparente e non discriminatoria rendano possibile l'accesso a queste infrastrutture a operatori terzi? Questo è il vero quesito. Per esperienza, è molto improbabile. D. Si è lavorato molto in questo senso in questi anni, non trova? R. Senza fare alcuna battaglia ideologica e retroguardia, posso dire che gli sforzi e i progressi fatti attraverso la regolamentazione dell'Agcom sono stati complessivamente efficaci, ma con un utilizzo di energie assolutamente non giustificato. E comunque non siamo ancora a un punto di completa soddisfazione e le multe lo stanno a testimoniare. D. Quindi chi dovrebbe partecipare? R. Ci sono operatori come Metroweb che hanno infrastrutture formidabili, pur se in ambito metropolitano limitato. Poi ci sono soggetti con presenza nazionale in termini sia di banda che di lunga distanza, tra cui Retelit, e in più ci sono le municipalizzate, che hanno infrastrutture a livello locale e le reti posate da Infratel. La prima cosa da fare sarebbe operare un coordinamento tra ciò che esiste, così da non replicare e non sprecare soldi. D. Non viene meno la concorrenza? R. Farla sull'infrastruttura è un errore che non dobbiamo ripetere. La concorrenza ha senso sui servizi. Oggi l'orientamento è che il governo realizzi l'infrastruttura nelle aree a fallimento di mercato, mentre nelle altre ci dovrebbero pensare gli operatori. La mia opinione è che la concorrenza infrastrutturale non sia virtuosa, nemmeno nelle cosiddette aree nere. Poi bisognerebbe distinguere tra il vero "ultimo miglio" e i collegamenti degli ultimi tratti capillari con la rete di distribuzione primaria. La rete di giunzione è altrettanto critica quanto l'ultimo miglio. D. Retelit potrebbe giocare un ruolo in questo ambito? R. Disponiamo di una fibra capillare in prossimità dei primi centri dei cabinet, possiamo giocare un ruolo primario. D. Con una rete di questo tipo non si rischia di danneggiare il campione nazionale, cioè Telecom? R. Non vedo perchè, a meno che non si parli di posti di lavoro. Una cosa è la proprietà della società e un'altra la proprietà della rete. L'obiettivo è che l'asset sia italiano e dal punto di vista lavorativo e tributario contribuisca a produrre ricchezza in Italia.
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