telecom in borsa

Retelit spinge sulle acquisizioni e riorganizza le aree di business

di Vittorio Carlini

5' di lettura

Crescere, oltre che per via organica, anche con l’M&A. Poi: riordinare il business. Sono tra i focus di Retelit a sostegno del business.

La società, a ben vedere, è assurta agli onori delle cronache nello scorso esercizio a seguito di una disputa tra gli azionisti. Lo scontro ha avuto il suo apice nell’assemblea dei soci del 27 aprile 2018 durante la quale, tra le altre cose, doveva essere definito il nuovo consiglio d’amministrazione. L’adunanza ha visto, di fatto, la conferma del management esecutivo uscente. Una situazione che, unitamente alla scelta dei soci favorevoli al cambio nel cda di non impugnare la delibera assembleare, fa dire agli attuali vertici aziendali, incontrati dalla “Lettera al risparmiatore”, che il fronte degli azionisti pare attualmente più tranquillo. Sebbene, va ricordato, anche nell’ultima assemblea del 24 aprile scorso le discussioni non sono mancate. Più fluida, invece, sembra essere la questione che riguarda la “Golden power” applicata alla piccola telecom. La società, da un lato, ha presentato ricorso contro il provvedimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri; dall’altro attende la prima udienza per il prossimo dicembre.

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La SOCIETÀ RETELIT IN NUMERI

La SOCIETÀ RETELIT IN NUMERI

Di là dalle indicazioni su soci e poteri speciali dello Stato, il risparmiatore è però interessato a comprendere le strategie di crescita del business. Qui Retelit, per l’appunto, ha un duplice focus. Il primo è l’attribuzione a due newco separate, controllate al 100%, delle aree d’attività: le infrastrutture (“wholesale” e il cavo internazionale AAE-1) e i servizi a valore aggiunto (“business”). Il secondo, invece, riguarda la crescita per linee esterne: l’obiettivo è tentare di realizzare, finanche nel 2019, una (o più acquisizioni) che permettano se non di raddoppiare il fatturato, almeno di incrementarlo del 70-80%.

L’attività di M&A

Già, incrementare il fatturato. Ma qual è l’identikit del potenziale target? In generale l’azienda tlc guarda ad operazioni d’integrazione e non di ristrutturazione. Ciò detto, nel radar di Retelit, rientrano tre tipologie di realtà: operatori nazionali attraverso cui aumentare il portafoglio clienti; operatori regionali che hanno, nell’infrastruttura, una presenza articolata in specifiche aree geografiche; infine aziende che consentano di acquisire nuove competenze nei servizi. Ebbene: le probabilità maggiori di shopping sono negli ultimi due segmenti. A ben vedere la società tlc ha indicato che, per fare fronte all’M&A, vuole aumentare la propria capacità d’esborso. Così sta trattando con primari istituti linee di credito esercitabili fino circa 100 milioni. A fronte di una simile indicazione il risparmiatore, tuttavia, realizza il seguente ragionamento: il rischio è che, per effettuare lo shopping, Retelit possa raggiungere una leva finanziaria eccessiva. Il che, viste anche le fin qui limitate dimensioni del suo business, potrebbe essere un problema. La società non condivide la preoccupazione. In primis, viene ricordato, l’azienda tlc ha comunque una Posizione finanziaria netta positiva. Inoltre, anche grazie alla selezione sui dossier, la redditività dell’eventuale target dovrà essere ragionevole. Con il che, afferma la società, il livello massimo del “Net debt to Ebitda” dopo l’attività di M&A non potrà andare oltre le 2 e 3 volte. Vale a dire, spiega sempre Retelit, un valore gestibile e di assoluta tranquillità.

Ma non è solamente l’M&A. È importante, per l’appunto, il riassetto del business che dovrebbe completarsi tra ottobre e novembre prossimi. La riorganizzazione, per essere meglio compresa, necessità di ricordare l’oggetto sociale della società. Retelit, al di là del cavo intercontinentale AAE-1, divide l’attività in tre aree. C’è il “Wholesale nazionale”. Vale a dire, essenzialmente, una duplice operatività: dare in concessione la rete (fibra spenta) ad operatori nazionali oppure offrire loro capacità di banda (sempre attraverso il proprio network). Poi va ricordato il “Wholesale internazionale”. Ad esso può ricondursi, ad esempio, il cosiddetto B-end. Cioè: il gruppo consente alle telecom internazionali di collegare, tramite la sua infrastruttura, le sedi domestiche delle multinazionali presenti in Italia. Infine c’è il “segmento business”. Qui sono ricompresi i servizi a valore aggiunto offerti, essenzialmente, alle imprese: dalla sicurezza informatica all’archiviazione dei dati fino al disaster ricovery.

Ebbene: il “segmento business” sarà appannaggio di una delle due newco (ancora senza nome). Il “wholesale” (nazionale e internazionale) e il cavo AEE-1 (previo consenso di tutti i membri internazionali del Consorzio) verranno invece ricondotti all’esistente Retelit digital service. La volontà è valorizzare al meglio i due business; oltre poi agevolare, in ipotesi, l’ingresso di nuovi investitori. La governance rimarrà unitaria con il potere d’indirizzo in capo alla capogruppo (Retelit Spa). Le due nuove realtà, però, avranno cda distinti e dovrà pagarsi una nuova licenza per le tlc. Al che può sottolinearsi che, per una telecom di ridotte dimensioni, la mossa può fare storcere il naso. Ad esempio rispetto alla dinamica dei costi. Retelit rigetta l’obiezione. La società afferma che la riorganizzazione permetterà un migliore incremento del business. Inoltre diverse funzioni (dalla finanza agli acquisti) non saranno duplicate. In conclusione il basso incremento degli oneri, dice sempre l’azienda, sarà più che compensato dalla valorizzazione degli asset.

Fin qui alcune considerazioni su M&A e riassetto aziendale. Ma quale l’andamento organico delle attività? L’accelerazione del “Business”, come indicato nel piano d’impresa 2019-2023, è essenziale. Il suo incremento annuo medio ponderato è di circa il 25% (quello del “wholesale nazionale” è intorno al 2%). L’espansione fa soprattutto leva sulla trasformazione digitale delle imprese. Un processo che richiede, oltre all’infrastruttura di rete, l’acquisizione e immagazzinamento di dati. E poi la loro elaborazione e gestione. Si tratta di un contesto in cui, ad esempio, l’adeguamento di simili operazioni alle esigenze del cliente è essenziale. Di qui la domanda dei servizi cui, ricorda la stessa società, Retelit può aggiungere l’offerta infrastrutturale. Una presenza sull’intera filiera industriale, aggiunge la telecom, che costituisce un atout importante.

Rischio concorrenza

Sennonchè il risparmiatore sottolinea il rischio. La concorrenza da parte delle big tech, tra le altre cose nella “nuvola informatica” o nei data center, è in aumento. Un contesto che può limitare le prospettive d’espansione nei servizi di aziende come Retelit. La società professa ottimismo. In primis, viene ricordato, il mercato tecnologico è per definizione molto competitivo. Ciò detto, ribadisce l’azienda, la presenza sull’intera filiera industriale consente, al di là della completezza dell’offerta, di contenere i prezzi. Infine Retelit ricorda che, generalmente, i grandi(o medi) player non si focalizzano sulla personalizzazione dei servizi. Quindi, conclude la società, esiste lo spazio per crescere.

Dal “business” al “wholesale nazionale”. In questo caso la spinta arriva, per prima cosa, dal nuovo standard del 5G. Le grandi telecom fanno richiesta di collegamenti in fibra tra le torri o le nuove antenne. In aggiunta, poi, c’è la domanda di collegamenti (su grandi distanze) tra i diversi data center. Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. I forti investimenti sul 5G rischiano di indurre le telecom a tagliare gli esborsi su altre attività. Tra questi, nuovamente, proprio i servizi su cui punta Retelit. L’azienda tlc rigetta ancora il dubbio. Il 5G, è l’indicazione, si ripaga solo se con esso vengono realizzate molteplici e nuove soluzioni da vendere ai clienti. Un esempio? Il controllo intelligente del traffico nelle “smart city”. In simili contesti, afferma Retelit, i suoi servizi di adeguamento dei software alle esigenze, ad esempio, di una società municipale dei trasporti sono essenziali. Quindi, dice la società, ha poco senso parlare di tagli agli investimenti su questo fronte.

Infine il “Wholesale internazionale”. Rispetto ad esso Retelit, al fine di espandere l’attività, ricorda il B-end. Non solo: da un lato, punta a sfruttare la leva del cavo internazionale AAE-1 (tra le altre cose, raggiungendo clienti stranieri che usano l’infrastruttura); e, dall’altro, vuole concentrarsi sulle partnership internazionali come Ngena o Bics. A fronte di un simile contesto quali allora le prospettive sul 2019? La società conferma, a livello organico, ricavi tra 76-80 milioni; il Mol tra 29-33 milioni e il valore positivo della Pfn tra 17-21 milioni.

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