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Le rotte globali del web partono dalla Liguria

BlueMed, ma non solo: il cavo di Facebook arriverà a Genova dopo aver circumnavigato l’Africa, Vado sarà connessa a Hong Kong

Francesco Margiocco
3 minuti di lettura

Genova – Parliamo tanto di dati nel cloud, nelle nuvole, ma i dati sono in fondo al mare, dove corrono lungo 1,2 milioni di chilometri di cavi in fibra ottica da Marsiglia a New York, da Londra a Hong Kong, nel tempo che impieghiamo a leggere questa parola. Nel 2022 anche Genova e Savona diventeranno due snodi del traffico internet sottomarino.

È noto il progetto di Sparkle, sussidiaria di Tim, di un cavo da Genova a Palermo: si chiamerà BlueMed e verrà posato, dicono fonti aziendali, tra il 2021 e il 2022. Meno noto è il fatto che BlueMed è parte del progetto molto più grande, BlueRaman, di un cavo che da Genova, passando per Israele, Arabia Saudita e Oman, arriverà in India, a Mumbai. È l’ultima grande iniziativa di Google per creare un’infrastruttura Internet mondiale e rispondere alla domanda in forte crescita degli utenti. La crescita di connettività tra l’Europa e l’India aiuterebbe Google a spargere i suoi data center nel mondo e a raggiungere i suoi rivali Amazon e Microsoft nel settore del cloud-computing. L’opera è finanziata da un consorzio cui partecipano Sparkle e la compagnia telefonica dell’Oman, Omantel, oltre alla capofila Google.

La maggioranza dei cavi presenti sui fondali è stata progettata e posata dalle grandi compagnie di telecomunicazione, ma nell’ultimo decennio le Big Tech hanno cominciato a prendere il sopravvento. Non a caso, il secondo dei tre cavi che approderanno in Liguria ha Facebook tra i suoi promotori. Si chiamerà 2Africa, partirà dall’Inghilterra per circumnavigare l’Africa e, attraveso Suez, risalire il Mediterraneo e approdare a Genova e poi in Francia e Spagna. Alle sue spalle ha, anche lui, un consorzio dove, con Facebook, siedono Vodafone, Orange, Telecom Egypt, China Mobile International e altri. A Genova, l’infrastruttura per l’approdo del cavo, con il “tombino di atterraggio” e la “landing station” che ospita gli apparati di alimentazione e trasmissione, sarà realizzata da Retelit, azienda italiana, diretta da Federico Protto, specializzata in infrastrutture telefoniche. «Il cavo sarà pronto a fine 2022 e sarà esteso fino a Milano, che è lo snodo più importante del Sud Europa», dice Giuseppe Sini, responsabile dell’unità di business internazionale di Retelit. «L’altro cavo ligure sarà pronto pochi mesi dopo».

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L’altro cavo è una delle ramificazioni di Iex, India-Europe-Xpress, il terzo dei tre progetti eurasiatici che toccheranno la Liguria, questa volta Vado Ligure, Savona, spingendosi nel Mar Rosso, nel Mare Arabico e nel Golfo del Bengala fino a Singapore e Hong Kong. Dei promotori di questo progetto si sa meno. L’unico al momento uscito allo scoperto è Reliance Jio, società indiana di telecomunicazioni. La Liguria, dice Sini, «sarà un punto di arrivo dei cavi. Genova potrà attrarre data center e società Internet. L’Italia potrà diventare un punto di riferimento internazionale».

Di questi tre cavi è il primo, BlueRaman, a suscitare il maggior interesse. A livello internazionale, negli ultimi mesi, ne hanno scritto il giornale israeliano Haaretz e il Wall Street Journal. «È interessante perché attraversa Israele e i Paesi arabi, e perché risponde al desiderio di aprire nuove vie tra l’Europa, il Medio Oriente e l’India, che non passino dall’Egitto», sintetizza Alan Mauldin, analista della società di ricerca sulle telecomunicazioni TeleGeography, con base a Washington. «Avere strade diverse è un modo per garantire una migliore viabilità».

BlueRaman sarà il primo cavo a collegare Israele all’Arabia Saudita, e il primo a collegare l’Europa all’Asia senza passare dall’Egitto, che di cavi ne ha già 16, secondo la Submarine Cable Map di TeleGeography.

«Il Mar Rosso e il canale di Suez sono rotte navali trafficate, con acque basse. Il rischio di tagli ai cavi è molto alto. Abbiamo visto molte cadute di linea e black out di interi Paesi a causa dei tagli ai cavi in Egitto e dintorni», dice Ivan Skenderoski, uno dei soci e fondatori di Salience Consulting, società di telecomunicazioni di Dubai.

Per permettergli di attraversare il suo territorio e il suo mare, il governo del Cairo fattura, agli operatori di telecomunicazione, licenze d’esercizio tra le più care al mondo. «Secondo alcune fonti, come il blog Open Cables, arriva a chiedere 300 milioni di dollari. Un’altra fonte, Htt Group, cita Telecom Egypt che chiede 10 milioni per fibra, così un cavo da 10 fibre costerà 100 milioni», riferisce Skenderoski. «È un costo difficile da ingoiare, considerato che si tratta di 600 chilometri di tratta, e che è un costo simile a quello dell’intero cavo sottomarino, lungo migliaia di chilometri, tra l’India e l’Europa». BlueRaman, secondo Salience Consulting, potrebbe costare 400 milioni di dollari. Dovrebbe avere una durata di 25-30 anni, che è la vita media della sua specie. «C’è sempre il rischio che le tensioni politiche tra i Paesi complichino le cose. In passato, altri cavi annunciati non sono più stati realizzati. Questa volta, però, il clima politico mi sembra propizio».

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