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«Pronti a contribuire alla rete unica, ma preservare la concorrenza dove c’è»

La posizione di Federico Protto, ad di Retelit, pochi giorni dopo la firma del memorandum of understanding per la rete unica

di Simona Rossitto

Federico Protto, ad di Retelit

6' di lettura

Retelit è pronta a contribuire, quale operatore infrastrutturato, alla futura rete unica che, tuttavia, «non deve rimettere in discussione quelle esistenti» visto che non ci sono solo quelle di Tim e Open Fiber. A fare il punto, a pochi giorni dalla firma del mou per la combinazione degli asset di rete di Tim con Open Fiber, è l’amministratore delegato di Retelit, Federico Protto. Per il manager la rete unica va realizzata nelle aree grigie, zone ancora oggi critiche dal punto di vista della copertura in fibra, mentre occorre preservare la concorrenza infrastrutturale in quelle aree dove c’è già. La società, inoltre, è disponibile a collaborare anche in vista della realizzazione del cloud di Stato, la cui aggiudicazione della gara è prossima: «Siamo pronti a dare il nostro contributo non solo sul piano infrastrutturale ma, ancor di più, su quello dei servizi».

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Di recente è stato firmato il memorandum of understanding sulla rete unica, primo passo verso un’infrastruttura condivisa tra Tim e Open Fiber: siete favorevoli al cambiamento di scenario competitivo?

Come noto, lo scorso 29 maggio i cda di Tim, Cdp e Open Fiber hanno autorizzato la firma del mou non vincolante per integrare le infrastrutture di rete di Tim e di Open Fiber. L’accordo vincolante, che dovrebbe essere sottoscritto entro il prossimo 31 ottobre, dovrebbe prevedere che Open Fiber diventi il veicolo per la rete unica. Vorrei soffermarmi su un passaggio della nota congiunta in cui si afferma che “l'obiettivo del mou è avviare un processo volto alla creazione di un solo operatore delle reti di telecomunicazioni, non verticalmente integrato”. Siamo favorevoli a un modello di rete unica in ottica wholesale only e solo per certe aree del Paese, ad oggi meno coperte. Il concetto di rete unica deve essere innanzitutto d’impulso alla realizzazione di nuove infrastrutture laddove mancano, non deve rimettere in discussione quelle esistenti, che, è noto, non sono solo quelle di Tim ed OF, bensì anche quelle di altri operatori, sia nazionali sia locali. Dovrà inoltre essere al servizio di tutti, in particolare, riteniamo sia fondamentale costruire uno scenario che consenta a tutti gli operatori del settore di raggiungere i clienti in modo capillare, superando definitivamente la carenza infrastrutturale che è ancora il vero problema del nostro Paese per l’attuazione della digitalizzazione.

Siete pronti a dare il vostro apporto?

Il nostro interesse verso la rete unica è da un punto di vista industriale, perché, se opportunamente regolamentata, può rappresentare un’opportunità di crescita e di condivisione dell’infrastruttura e rafforzare la concorrenza nel mercato wholesale, a beneficio dell’intero sistema Paese. Da un punto di vista tecnico, non sempre le semplificazioni portano gli effetti desiderati: un investimento uniforme su tutto il territorio nazionale sarebbe difficilmente sostenibile e forse anche poco adatto alle esigenze del nostro Paese, considerando anche che l’evoluzione della tecnologia è un fattore che può modificare gli scenari e le differenti situazioni nelle diverse aree territoriali. Per questo motivo, siamo più favorevoli ad investimenti mirati in particolari aree del Paese che al momento risultano indietro in termini infrastrutturali.Faccio in ultimo un rilievo di carattere squisitamente industriale. Le reti di Tim e OF sono diverse da un punto di vista architetturale perché nate in tempi e con finalità diverse. Non sono sicuro, pertanto, che una “integrazione” delle due reti esistenti possa portare a ingenti sinergie tecnologiche. Diverso è il tema della condivisione delle infrastrutture esistenti per completare la copertura laddove questa è carente o manca del tutto. Ma in tal caso, le infrastrutture esistenti di cui sopra potranno essere quelle di tutti gli operatori, non solo quelle di Tim e OF. Quale operatore infrastrutturato nazionale, noi siamo pronti a dare il nostro contributo in tal senso.

Alberto Calcagno, ad di Fastweb, ha detto di recente che sarebbe auspicabile realizzare la rete unica solo nelle aree bianche e grigie, che cosa ne pensate? È bene preservare la competizione nelle aree dove c’è mercato?

Quando si parla di rete unica, la disomogeneità infrastrutturale del Paese è il dato oggettivo da cui partire. Ci troviamo ancora oggi in una situazione differenziata sul territorio nazionale, dove in particolare le aree grigie appaiano critiche. Ed è proprio in queste aree che la rete unica dovrebbe essere sviluppata, mantenendo come obiettivo la possibilità di garantire una copertura dell’intero territorio italiano. La rete unica assume valore quando è complementare alle infrastrutture esistenti o in fase di realizzazione, senza sovrapposizioni, favorendo interconnessioni e sinergie. Inoltre, il focus principale dovrà essere sull’infrastruttura passiva e non sui servizi attivi. Dove viceversa c’è mercato, i dati di settore dimostrano che la concorrenza sui servizi nel mercato wholesale va vantaggio degli operatori retail – e di conseguenza delle aziende e dei consumatori – tramite misure in grado di assicurare equità e trasparenza nel contesto di mercato, e pertanto va assolutamente preservata. L’infrastruttura deve essere aperta alla presenza di asset appartenenti ai diversi operatori wholesale; il ruolo degli operatori con esperienza e competenze maturate anche a livello territoriale è fondamentale. Sarà essenziale tutelare gli investimenti già realizzati da parte degli operatori privati in questi anni e incentivare gli stessi a proseguire nello sviluppo delle proprie reti, ad esempio posando nuovi cavi in infrastrutture realizzate dall’operatore di rete unica. Un altro tema per noi importane è quello relativo allo sviluppo delle reti mobili, in particolare la rete 5G, per cui l’infrastruttura di rete fissa diventa elemento fondamentale. Tale infrastruttura dovrà garantire equità di trattamento verso gli operatori mobili ed essere costruita e operata da soggetti neutrali rispetto agli operatori mobili stessi.I bandi Pnrr, in fase di aggiudicazione, vanno esattamente in questa direzione e diversi operatori, non solo Tim e OF stanno partecipando con concrete possibilità di aggiudicazione.

A livello antitrust si potrebbero decidere dei remedies alla rete unica a favore degli altri operatori, voi sareste interessati in caso ad avere un ruolo, facendo ad esempio acquisizioni nel caso si decida di far dismettere alcune parti dell’infrastruttura?

Tutta l'operazione della rete unica dovrà essere sottoposta alle autorità, Agcom e Antitrust (italiane ed europee) e notificata a Palazzo Chigi per la normativa sul Golden Power, trattandosi di un asset strategico. A nostro giudizio il tema della rete unica andrebbe letta in termini di competition e di remedies eventuali, con l’obiettivo di evitare ridondanze infrastrutturali e asimmetrie nella concorrenza fra operatori, perseguendo l’obiettivo di ottimizzazione degli investimenti e della gestione della rete, che è alla base del concetto di rete unica. In analogia con le decisioni adottate nel recente passato con riguardo agli asset frequenziali, le Autorità competenti dovrebbero prevedere l’assegnazione ad operatori wholesale delle porzioni di rete sovrapposte a garanzia del mantenimento della concorrenza nel mercato “all’ingrosso”.Il progetto richiederà un ripensamento profondo dell’intervento regolamentare e un rafforzamento degli strumenti fino ad oggi utilizzati, al fine di evitare che si creino situazioni strutturali di vantaggio competitivo da parte di un soggetto ai danni del mercato. Auspichiamo un ripensamento del quadro di garanzie necessarie a tutelare il mercato e un’apertura al coinvestimento, tutelando gli investimenti pregressi degli operatori.

In un’intervista di qualche mese fa ha detto che Retelit è pronta a partecipare al cloud di Stato, una volta chiarite le regole. Ora si avvicina l’aggiudicazione della gara, siete della stessa opinione?

Guardiamo con rinnovato interesse a quello che succederà. Siamo pronti a dare il nostro contributo non solo sul piano infrastrutturale ma, ancor di più, su quello dei servizi. Il processo per la realizzazione del cloud nazionale è molto più ampio rispetto a quanto si possa pensare. Possiamo dire che servono competenze, interoperabilità e collaborazione. Retelit ha un’esperienza ventennale nella gestione dei processi soprattutto della Pa locale, grazie al cloud certificato AGiD e a piattaforme dedicate alla digitalizzazione delle procedure.In questi mesi ultimi mesi la nostra focalizzazione è stata verso i servizi ai clienti finali attraverso i bandi del Pnrr, che rappresentano, indipendentemente dall’aggiudicatario, un’occasione per l’intero ecosistema nel quale riteniamo di avere un ruolo importante non solo come player Ict ma anche per la nostra natura storica di operatore wholesale che intende collaborare con tutti gli operatori che dovranno realizzare i progetti finanziati.

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