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Smart city means Safe City: le città connesse e la sicurezza

di Letizia Cilente, Communication Manager - Retelit
02 luglio 2019News & Eventi
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La rete 5G sarà in grado di abilitare la trasmissione in tempo reale di ingenti quantità di dati. Una rete in fibra e tantissime antenne installate in maniera capillare connetteranno gli oggetti “smart” i cui dati saranno trasmessi ai Data Center collocati in prossimità delle città smart ed elaborati grazie a programmi di Intelligenza Artificiale.

Non stiamo parlando di un futuro molto lontano, oggi Singapore è la città più smart e connessa del mondo: le auto, per esempio, sono già collegate ai sistemi di pagamento, alle società autostradali, alle polizie e a chi gestisce i parcheggi grazie a sensori intelligenti a bordo.

Se, da un lato, siamo sicuri che il futuro "urbano" sarà sempre più smart e connesso, dall’altro non possiamo non pensare a cosa accadrà ai nostri dati, a come saranno gestiti, alla loro protezione, in altre parole, alla cyber city security.

La città connessa abiliterà una serie di servizi più intelligenti ed efficienti: i sensori delle metro o degli autobus saranno in grado di ottimizzare i loro percorsi in base alle destinazioni dei passeggeri, la nettezza urbana sarà gestita aumentando o diminuendo la raccolta in base ai dati dei consumi effettivi dei rifiuti, l’illuminazione pubblica sarà più o meno modificata in base alla presenza effettiva di un certo numero di persone in un dato luogo.

La domanda a questo punto sorge spontanea: chi deve proteggere tutti questi dati? Ne hanno parlato di recente Milena Gabanelli e Fabio Savelli in un’inchiesta per il Corriere della Sera. Secondo gli esperti per non esporre i nostri dati a minacce e attacchi le cose da fare sarebbero tre:
1. avere la proprietà della rete che trasporta i nostri dati strategici
2. utilizzare una tecnologia certificata e uno staff competente
3. evitare l’acquisto di prodotti da Paesi che fanno politiche ostili

“Un router infedele, infatti, viene venduto per fare un’attività, ma ne fa anche un’altra: sdoppia il segnale e lo manda dove decide lui”, si legge dall’inchiesta.  

Dalla Smart City alla Safe City, in cui le tecnologie evolute dovranno migliorare la sicurezza pubblica e proteggere le infrastrutture e i dati anche in considerazione del fatto che entro il 2030 il 70% della popolazione mondiale (circa 2 miliardi di persone) vivrà stabilmente in contesti urbani. “Per avere un’idea di massima del fenomeno, basti pensare che, secondo il rapporto “World Urbanization Prospects” redatto dall’ONU, la Grande Delhi è pronta a balzare da 28 a 39 milioni di abitanti, scalzando Tokyo nella speciale classifica delle aree più popolate, e che le zone metropolitane in paesi in via di sviluppo quali Karachi, Lagos e Dacca supereranno realtà storiche come New York, Osaka e São Paulo”, si legge in questo post di Agenda Digitale.

Le città sono destinate a diventare non solo più popolate e interconnesse ma anche molto complesse, sistemi di dati che navigano la cui protezione dovrà essere la priorità di aziende, istituzioni e cittadini.


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