De Gustibus o Design?
di Mafalda Signorino - UI/UX Designer, PA Group | Retelit Group
Un sistema complesso, alla stregua di qualsivoglia flusso interattivo che comporti un dialogo tra cittadino e pubblica amministrazione, tra fruitore e interfacce online erogatrici di servizi, tra consumatore e prodotto, esige progettisti svincolati dal relativismo artistico - connesso alla variabilità del gusto individuale - che traducano meccanismi articolati in processi di immediata comprensione e di fluido svolgimento. La costruzione di strade in discesa è dunque la missione di tutti quei Designer promotori dell'abbattimento di percorsi a ostacoli a favore di un pensiero logico-lineare che semplifichi (e migliori) l'esistenza dell'utente.
Che io prediliga il leopardato allo stile Peppa Pig, oppure che gradisca maggiormente il caffè macchiato al ginseng, rappresenta una percezione soggettiva, circoscritta al range del relativismo. In arte regna sovrana la variabilità individuale; la percezione della bellezza o dell'impressione suscitata nel pubblico sono spesso influenzate dal momento storico-culturale e dal bagaglio emozionale/esistenziale dell'osservatore.
È con l'avvento della Bauhaus di Gropius che si sono maggiormente, se non definitivamente, tracciati i confini tra la produzione meramente artistico/pittorica e i principi del design logico-progettuale avente la finalità di comunicare scopo e funzione delle cose.
In comunicazione, pertanto, qualunque essa sia e in qualsiasi dimensione del vivere quotidiano abbia l'onere di svolgersi - dagli oggetti d'uso comune ai servizi erogati al cittadino dalle pubbliche amministrazioni - è urgente la costruzione di messaggi portatori di un significato univoco, oggettivo, incapace di lasciar spazio a dubbi interpretativi.
Che si tratti di una piattaforma, di un'applicazione, di un sito web, del bugiardino di un farmaco, del packaging di un alimento, ecc.. l'approccio deve poter restare il medesimo, purchè rifletta determinati linguaggi universalmente accolti in quanto riconoscibili.
Affinchè un prodotto sia degno di definirsi usabile (ovvero di facile lettura) il design di un'interfaccia deve soddisfare tre requisiti necessari: reperibilità, riconoscibilità, funzionalità, partendo sempre dai seguenti presupposti:
1) l'utente non è onnisciente nè dotato di facoltà precognitive. È democraticamente pigro, talvolta affetto da analfabetismo informatico e confidente in operazioni di rapido e facile svolgimento che ne migliorino l'esistenza;
2) se non comprende dei passaggi cruciali all'interno di un wizard, di un processo di acquisto/vendita o qualsivoglia interazione con il sistema, non è affetto da un deficit cognitivo.
Risulta assai probabile - invece - che le capacità di trasmissione dei concetti da parte del progettista siano state lacunose, vacillanti e non supportate da alcuna reale conoscenza dell'iter da sottoporre al soggetto interagente. Lo stesso progettista deve aver ignorato, inoltre, gli strumenti o componenti visivo-tecnologici di cui avvalersi per rendere l'esperienza utente più agevole e fluida.
Un flusso interattivo/di navigazione ben strutturato deve descrivere in modo semplice meccanismi complessi; attraverso una certa disposizione di contenuti, eventi a cascata scatenati da una successione (purchè sempre esigua!) di click, riesce a elaborare prodotti a prova di bambino, come missione irrinunciabile, che risultino diretti e non costringano il navigante ad alcuno struggimento mentale.